Giovedì 10 dicembre 2015 si è svolto nella suggestiva Provaglio d'Iseo il convegno “Progetto Iseo 2014-2016. Dal contenimento del siluro alla protezione degli habitat naturali nel comprensorio del Sebino”.
Nella prima parte è stato illustrato il lavoro svolto a partire dal connubio dei vari enti operanti nel bacino quali il Consorzio dell'Oglio, gli uffici caccia e pesca delle province di Brescia e Bergamo, il Consorzio di gestione della Riserva Naturale “Torbiere del Sebino” e la FIPSAS (Sez. Prov. di Brescia).
L'introduzione dell'ing. Massimo Buizza (direttore del Consorzio dell'Oglio) ha chiarito come gli enti di gestione delle acque abbiano interesse nella tutela degli ambienti acquatici e della fauna ittica autoctona, in particolare come essa influisca negli indici di qualità delle acque previsti dalla normativa europea che l'ente deve rispettare.
Successivamente i responsabili degli uffici caccia e pesca delle province di Brescia e Bergamo, dott.ssa Maria Pia Viglione e dott. Alberto Testa, hanno descritto come i vari enti siano riusciti a collaborare per la realizzazione del progetto. Dall'istituzione di fondi al coordinamento delle attività tra soggetti diversi.
Dopo una breve panoramica del dott. Ivan Bonfanti sulla biologia delle specie alloctone e i danni da esse causati sugli ecosistemi acquatici, l'ittiologo dott. Marco Mancini (esecutore materiale delle operazioni e delle indagini ittiogeniche) ha esposto i risultati del piano triennale di contenimento del pesce siluro e il progetto di supporto alle popolazioni di alborella.
L'area sottoposta a studio ha compreso: il lago d'Iseo, le aree umide delle torbiere e i primi 30km del fiume Oglio sublacuale.
In estrema sintesi nel quinquennio 2011-2014 (progetto iseo 2011-2013 e progetto iseo 2014-2016) sono stati catturati esemplari per una biomassa complessiva di 23.320 kg.
Le operazioni di contenimento sono state affiancate da campagne di censimento. Esse hanno consentito di monitorare lo stato di salute delle popolazioni ittiche anche in relazione alle attività di abbattimento.
Nello specifico, descrive Mancini, a seguito della diminuzione della consistenza di pesce siluro, si è assistito a una lenta ripresa di specie autoctone quali tinca, cavedano, scardola e luccio e una migliore distribuzione degli stessi all'interno degli habitat. Ciò è dovuto al fatto che la riduzione operata sul siluro genera una maggiore disponibilità di habitat di riposo e rifugio e l'aumento dei tassi di rimonta delle specie autoctone.
Parte del progetto Iseo 2014-2016 è consistito anche nella realizzazione di opere e studi per il supporto delle popolazioni di alborella.
Questa parte è ancora in via di conclusione avendo subito ritardi nel biennio 2014-2015 a causa delle avverse condizioni meteo.
Gli studi effettuati hanno evidenziato come esista ancora una discreta popolazione di alborella all'interno del bacino lacustre le cui abitudini trofiche però si sono modificate in modo sensibile negli ultimi tempi. In sostanza l'alborella ha ripreso le sue abitudini pelagiche e ha modificato le proprie aree di riproduzione all'interno delle torbiere. Le cause di questo cambiamento probabilmente è dovuto a una minore disponibilità di cibo nelle aree riparie del lago e a una maggiore protezione dei letti di frega all'interno delle torbiere.
La seconda parte del convegno è stata dedicata alle aspettative per il futuro e ad eventuali altre collaborazioni.
Mario Narducci (presidente dello Spinning Club Italia) e Roberto Palazzo (FIPSAS Brescia) hanno illustrato come i pescatori dilettanti possano costituire una parte attiva nella realizzazione dei progetti e nella valutazione dei risultati.
Vittorio Gatti (presidente di ANAPI Lombardia) ha riportato come la necessità di contenere le specie alloctone possa essere sfruttata dall'industria della pesca professionale e come si possa costruire una filiera per la commercializzazione della carne di siluro.
L'ultima parte del convegno è stata riservata a una tavola rotonda sulle questioni di tutela della
fauna ittica con i referenti istituzionali presenti.
Carlo Romanò (responsabile gestione ittica della provincia di Como), ha sollevato il problema di come rendere questa esperienza locale e straordinaria in un iter ordinario da estendere su tutto il territorio regionale, questo non solo perché molti corsi d'acqua attraversano diverse province ma soprattutto per l'incerta attribuzione delle competenze in ambito ittico a seguito dell'attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni).
Maurizio Barzaghi (Comitato Centro Adda), ha inoltre espresso le proprie preoccupazioni sul reperimento delle risorse economiche, in relazione anche al piano triennale di contenimento effettuato sul fiume Adda la cui prosecuzione è minacciata appunto dal limitato stanziamento
dei fondi necessari.
8 gennaio 2015 - Comitato Centro Adda
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