L'ennesimo scempio compiuto verso il nostro fiume è stato scoperto domenica 10 aprile quando, durante una battuta di pesca, il pescatore Michele Filippi si è imbattuto in alcune reti posate in località “Foppone” nel tratto tra Brivio e Olginate.
La tempestiva segnalazione del pescatore e l'intervento del Corpo Forestale dello Stato hanno permesso di liberare i pesci imprigionati, quasi tutti ancora vivi ma ormai allo stremo e visibilmente feriti. Tra gli esemplari catturati sono stati segnalati 7 capi di luccio dei quali 3 femmine gonfie di uova, molte tinche, barbi e cavedani.
Come se non bastasse solo due giorni dopo, poco distante in località “Toffo” tra Brivio e Arlate, sono stati segnalati da un canoista due bertovelli (trappole da posta per pesci), prontamente rimossi con l'intervento congiunto della guardia ittica volontaria Mario Bandera e della polizia provinciale di Lecco.
Questi due ultimi avvenimenti dimostrano che bisogna segnalare sempre alle autorità i casi di illegalità di cui siamo testimoni e quanto sia importante diffondere nella popolazione una cultura (e coscienza) ambientale sulle problematiche che affliggono i nostri fiumi.
Sono ormai anni che il nostro Comitato lavora alacremente non solo nel segnalare i diversi episodi di pesca di frodo, ma anche reclamando alle autorità ed amministrazioni (in)competenti maggiori controlli e pene più incisive. Gli interventi strettamente emergenziali non servono a nulla.
Infatti, quelli che fino ad ora potrebbero sembrare eventi sporadici, se non opportunamente perseguiti porteranno sicuramente ad un peggioramento della situazione. A tutti ormai è noto il contesto di estremo degrado che imperversa lungo tutto il tratto planiziale del fiume Po, dove la problematica del bracconaggio ittico è accompagnata anche da gravi episodi di minaccia alla pubblica sicurezza (diffusione di bande organizzate spesso autrici di rapine e intimidazioni).
È inconcepibile che in un'area protetta quale è (o dovrebbe essere?) il Parco Adda Nord si stiano diffondendo ed aggravando sempre più i reati di natura ambientale!
Il fatto che il fiume faccia da confine tra diverse provincie non deve rappresentare un ostacolo ma un collegamento; è fondamentale che si creino canali di comunicazione tra i vari enti ed amministrazioni confinanti in modo da definire azioni comuni lungo tutta l'asta fluviale.
A tal proposito è stato interessante l'incontro avuto con il dott. Paolo Colombo del Corpo Forestale dello Stato della provincia di Bergamo. In questa occasione è stato possibile discutere delle criticità legate alla pesca illegale e di come sia indispensabile creare un sistema efficiente di presidio del territorio attraverso la collaborazione attiva dei vari attori presenti sulla scena, dai pescatori, agli enti, fino alle forze dell'ordine, ognuno con i propri ruoli e le proprie competenze. Solo così sarà possibile contrastare al meglio l'odiosa piaga del bracconaggio.
Come Comitato non possiamo che auspicare ad una unità dei pescatori dell'Adda. L'incertezza a livello istituzionale e l'espansione di interessi stranieri sul nostro patrimonio ittico (in gran parte est europei) rende la congiuntura attuale estremamente critica ed in quanto tale deve essere affrontata tutti insieme con fermezza e determinazione.
14/04/2016 - Comitato Centro Adda
Galleria fotografica (foto di Michele Filippi):
Numeri d'emergenza per segnalare le attività di bracconaggio:
Collegamenti:
Link esterni: