Nell’ambito delle collaborazioni tra Comitato Centro Adda e altre associazioni non si può tralasciare la grande iniziativa del giorno 2 maggio 2010, realizzata in sinergia con WWF Italia e Spinning Club Italia, definita: “Campagna Liberafiumi”.
L’obiettivo lungimirante che si è posto WWF Italia nel 2010, anno della Biodiversità, è stato quello di realizzare una prima mappa aggiornata, relativa allo stato dei principali corsi d’acqua italiani, da presentare alla vigilia della Conferenza Nazionale della Biodiversità e avanzare proposte per la loro tutela, rinaturalizzazione e valorizzazione.
Il Comitato non poteva mancare a questo importante appuntamento ed i suoi volontari, insieme ad esperti e tecnici del WWF, guardie volontarie, pescatori e altri cittadini, si sono occupati del tratto di Adda che da Lecco arriva sino a Rivolta D’Adda: in quella piovigginosa domenica di inizio maggio sono state censite le zone umide circostanti al fiume, i prati, le aree boschive, le zone agricole, varie costruzioni e manufatti, le cave, i depositi e le discariche, scattando fotografie e registrando il tutto su apposite mappe per capire quanto c’è ancora di naturale nei nostri fiumi o di come l’artificializzazione li abbia resi incapaci di restituire tutti quei ‘servizi naturali’ fondamentali per le comunità che vivono lungo il loro corso.
Dal fascicolo elaborato in seguito emerge un quadro piuttosto desolante: scarichi a cielo aperto soprattutto civili, terreni agricoli che rubano spazio alla poca vegetazione residua, discariche di sostanze inquinanti, deframmentazione spinta, gravi alterazioni degli alvei, ambiti di cava che sfiorano l’asta fluviale etc. Poche le ‘perle’ naturali che risulteranno nella nuova mappa.
La partecipazione è andata oltre alle aspettative: sono stati più di 600 i volontari che ci hanno aiutato su tutto il territorio nazionale e grazie al loro aiuto saremo finalmente in grado di comprendere lo stato di salute dei nostri fiumi. Grande l’aiuto dei pescatori e delle loro associazioni, particolarmente coinvolti in questa iniziativa. I primi risultati confermano purtroppo i nostri timori: i fiumi italiani sono trattati come ‘terra di nessuno’, a parte qualche perla naturale. Questo vuol dire che gli sforzi per difenderli devono essere attuati al più presto, a partire da una gestione unitaria del loro corso. In autunno faremo le nostre proposte concrete per una gestione alternativa che possa riportare i fiumi ad uno stato di naturalità necessaria alla comunità.
Questo è quanto dichiarato da Andrea Agapito Ludovici, anima della Campagna Liberafiumi e responsabile del Programma acque del WWF Italia e con il quale il Comitato ha stretto un rapporto di reciproca stima e collaborazione anche per eventi futuri.
Infine i risultati completi sono stati raccolti in un dossier conclusivo e pubblicati al convegno: “Fiumi d’Italia: dal dissesto idrogeologico alla gestione responsabile dei bacini idrografici”, organizzato dal WWF e tenutosi a Roma il 27 gennaio 2011 presso i palazzi della Provincia.
Il Comitato, avendo svolto un ruolo da protagonista nel censimento dell’Adda durante la Campagna, è stato invitato a partecipare a questo importante incontro dove, oltre alla presentazione dei risultati relativi a tutti i fiumi censiti, vi hanno partecipato altri importanti relatori ed è stato firmato un protocollo d’intesa tra WWF Italia e Spinning Club Italia. L’evento è storico perché finalmente si è sottoscritto un accordo e si potrà contare su una sinergia che vedrà la collaborazione di un’associazione fortemente ispirata alla protezione dell’ambiente ed un’associazione di pescatori “di nuova generazione”.
Teoricamente e in modo superficiale si potrebbe pensare che le due fazioni siano contraddistinte da ideali opposti o quantomeno contrastanti, ma nella realtà risultano più che mai unite da interessi comuni da difendere. L’aspetto più importante è che questo documento d’intenti è volto a sviluppare la collaborazione fra due associazioni nel campo della salvaguardia degli ambienti fluviali nell’ottica della Direttiva Europea Acque. Tale Direttiva, cui sono tenuti tutti gli Stati membri e indirizzata alla riqualificazione dei fiumi, ha adottato come indice di qualità ambientale lo stato di salute dei pesci autoctoni di ciascun bacino.
Il fatto è di quelli significativi perché porta un senso che va oltre le pur importanti rappresentanze firmatarie. Si va delineando un futuro in cui l’esercizio della pesca, inteso in senso conservazionistico, rende possibili inedite alleanze fra pescatori e ambientalisti, aprendo prospettive collaborative in grado di porre le condizioni per un reale miglioramento generale degli ecosistemi acquatici italiani e delle relative popolazioni ittiche.